mercoledì 16 settembre 2015

Congresso internazionale GIULIANO DI ECLANO E L’IRPINIA CRISTIANA Tradizione biblica, santi e devozioni popolari Gesualdo - Four Marian Motets Omaggio a Giuliano Vescovo di Eclano e s. Agostino d'Ippona




 II
stituto Superiore di Scienze Religiose
G. Moscati di Avellino (PFTIM)
Istituto Patristico Augustinianum
Università degli studi di Foggia
I
Biblioteca Giuliano d’Eclano - Mirabella
Sponsorizzazione: Comune di Mirabella Eclano
Patrocinio: Diocesi di Avellino, S. Angelo dei Lombardi
Università degli Studi “Federico II” di Napoli






 Congresso internazionale

GIULIANO DI ECLANO
E L’IRPINIA CRISTIANA
Tradizione biblica, santi e devozioni popolari

Mirabella Eclano (Avellino), 22-24 Ottobre 2015
i

GIOVEDì 22
Ore 9.00
Saluti delle Autorità
Presiede
Prof. Domenico Marafioti
Preside PFTIM
Ore 9.30
Don Mariano Dell’Omo OSB
Abbazia di Montecassino
Una scrittura nazionale, un libro universale: la
beneventana e la Bibbia (relazione)

Ore 10.00
Marcello Marin
Univ. di Foggia
I commenti biblici di Giuliano di Eclano: tra retorica
e esegesi (relazione)

Ore 10.30
Break coffee
Ore 10.45
Dorothea Weber
Univ. di Salisburgo

Richiamandosi alle autorità per interpretare Paolo.
Citazioni patristiche in Giuliano Ad Turbantium e
Agostino Contra Iulianum (relazione)


Ore 11.15
Dr. Bengt Alexanderson
Göteborg
Il salterio di Teodoro di Mopsuestia nella traduzione
di Giuliano di Eclano (relazione)

Presiede
Prof. Andrea Toniolo
Facoltà Teologica del Triveneto
Responsabile C.E.I. ISSR
Ore 16.00
Antonio V. Nazzaro
Accademia dei Lincei

L’Expositio libri Iob rivendicata a Giuliano d’Eclano
(relazione)
Ore 16.30
Teresa Piscitelli
Univ. di Napoli “Federico II”
Giuliano di Eclano e Paolino di Nola (comunicazione)
Ore 16.45
Donato De Gianni
Univ. di Napoli “Federico II”
Il Commentario ad Amos di Giuliano d’Eclano:
struttura e prassi esegetica (comunicazione)

Ore 17.00
Break coffee

Ore 17.15
Gaetano Di Palma
Vice - Preside PFTIM – (Sez. S. Tommaso)
Rm 5,12 nella polemica tra Agostino e Giuliano di
Eclano (comunicazione)

Ore 17.30
Cristina Simonelli
Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale
Giuliano di Eclano e l’istanza sinodale inviata a papa
Zosimo (comunicazione)

Ore 17.45
Michele Ciccarelli
ISSR - Avellino
La lotta interiore tra carne e spirito: l’uso di Gal
5,16-17nella polemica di Giuliano con Agostino
d’Ippona (comunicazione)




Venerdì 23
Presiede Prof.ssa Teresa Piscitelli
Ore 9.30
Gennaro Longo Univ. di Napoli “Federico II”

L’agiografia irpina: testimonianze e sviluppo delle devozioni popolari nella tarda antichità e nel periodo longobardo in merito ai Santi Patroni (relazione)

Ore 10.00
Alba Maria Orselli Univ. di Bologna
Santi e società nell’Irpinia del tardoantico: i santi militari (relazione)

Ore 10.30 Break coffee

Ore 10.45 Gioia Bertelli Univ. degli Studi di Bari “Aldo Moro”
L’iconografia dei santi patroni dell’Irpinia e del Sannio (relazione)

Ore 11.15 Massimiliano Ghilardi Istituto nazionale di Studi romani .
Filomena e gli altri martiri:
la devozione ai “corpi santi” in Irpinia in età moderna (comunicazione)
Presiede Prof. Marcello Marin Univ. di Foggia

Ore 16.00 S.E. Pio Tamburrino OSB Arcivescovo emerito di Foggia-Bovino

L’Odigidria: storia e devozione della Madonna di Montevergine (relazione)
Ore 16.30
Mario Iadanza ISSR – Benevento
La diocesi di Quintodecimo. Aspetti istituzionali e di vita religiosa nelle testimonianze “beneventane” - secoli VIII-XII (comunicazione)

Ore 16.45 Break coffee

Ore 17.00 Marcello Rotili Seconda Univ. degli Studi di Napoli
Un aggiornamento sugli scavi archeologici tardoantichi e medievali in Irpinia (relazione)

Ore 17.30 Rocco Ronzani OSA Istituto Patristico “Augustinianum”
Una pergamena di Aquaputida (a. 1294) nel fondo Casamassa dell’Archivio della Provincia Agostiniana d’Italia (comunicazione) .


Visita guidata al Museo di Arte Sacra dell’Exultet di Mirabella Eclano

Sabato 24

Ore 9.30 Tavola Rotonda conclusiva

Presiede Antonio V. Nazzaro
Prof. Rocco Ronzani Istituto Patristico “Augustinianum”
Prof. Marcello Marin Univ. di Foggia


Visita guidata agli scavi archeologici dell’antica città di Eclano


 

domenica 26 settembre 2010

Mirabella Eclano, convegno su Giuliano di Eclano. intervista a P. Vittorino Grossi



Mirabella Eclano, convegno su Giuliano di Eclano. intervista a P. Vittorino Grossi
Intervista in escusiva a P. Vittorino Grossi, gli auspici e le riflessioni sul convegno di Giuliano di Eclano.


A cura di Giovanni Orsogna

sabato 25 settembre 2010

Link fonti: Giuliano di Eclano

  1. www.eresie.it - Giuliano d'Eclano (ca. 386-454)

    Giuliano, uno dei più ferventi fautori del pelagianismo, nacque nel 386 ca., studiò filosofia e dialettica e, nel 416, diventò vescovo di Eclano, ...
    www.eresie.it/it/id234.htm - Simili
  2. www.eresie.it - Da Ario all'alto Medioevo

    412; Giuliano di Eclanoca. 386-454; San Cassiano Giovanni e semipelagianesimoca. 360-ca. 435; San Fausto di Riez (semi-pelagianista)fine V sec. ...
    www.eresie.it/it/id007_2_Ario_altoMedioevo.htm - Simili
  3. www.eresie.it - Teodoro di Mopsuestia (350-428)

    Nel 421, T. ospitò Giuliano di Eclano e altri pelagiani, che indubbiamente influenzarono la sua dottrina. T. morì nel 428, lo stesso anno in cui Nestorio ...
    www.eresie.it/it/id259.htm - Simili
  4. www.eresie.it - Nestorio di Costantinopoli (ca.381- ca. 451)

    Nei confronti dei pelagiani mantenne un atteggiamento neutrale, anzi protesse i profughi, come Giuliano di Eclano e Celestio, che si erano rifugiati a ...
    www.eresie.it/it/id243.htm - Simili
  5. www.eresie.it - Pelagio Britannico (ca. 360-427) e pelagianismo e ...

    Dopo la morte di Pelagio nel 420 ca., il bastone del comando fu preso soprattutto da Giuliano, vescovo d'Eclano, che, dal suo esilio in oriente, ...
    www.eresie.it/it/id232.htm - Simili
  6. www.eresie.it - Celestio (m. ca. 430)

    Furono costretti all'esilio C. e Giuliano vescovo di Eclano (vicino a Benevento in Campania). In particolare, C. fu espulso dall'Italia, dove era rientrato, ...
    www.eresie.it/it/id233.htm - Simili
  7. www.eresie.it - Elenco alfabetico: lettera G

    (già Dizionario di eresie, eretici, dissidenti religiosi, confessioni cristiane non ... Giuliano da Colle · Giuliano d'Alicarnasso · Giuliano d'Eclano ...
    www.eresie.it/it/id022_Lettera_G.htm

Giuliano di Eclano... in pillole

Giuliano (lat. Iulianus) di Eclano. - Vescovo (n. circa 380 - m. 455) della sua città natale (od. Mirabella Eclano), figlio del vescovo Memore, amico di s. Paolino di Nola e di s. Agostino. Con quest'ultimo però G. - seguace di Pelagio e rifugiatosi dopo la condanna (Tractoria di papa Zosimo, 418) in Oriente, ospite anche di Teodoro di Mopsu estia, poi di nuovo in Occidente senza poter ritornare nella sua città - sostenne una lunga polemica. S. Agostino ha conservato appunto nel Contra Iulianum pelagianum parte degli 8 libri Ad Florum; di altre opere (i 4 libri Ad Turbantium, un De bono constantiae e commenti biblici) abbiamo solo notizie o frammenti. Ma la critica moderna ha restituito a G. un commento ai Profeti minori, una Expositio del libro di Giobbe e la traduzione latina del commento di Teodoro di Mopsuestia ai Salmi; abbiamo inoltre qualche sua lettera a papa Zosimo e ai suoi seguaci. G. è scrittore colto ed efficace, aderente ai principî esegetici della scuola antiochena; usò la Volgata di s. Girolamo e difese le dottrine pelagiane con aspro vigore.
Fonte: Enciclopedia Treccani

Echi del congresso internazionale: Contributi bibliografici,Scheda bibliografica: di WULFERT HEIKO

Scheda bibliografica: di WULFERT HEIKO

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Volume III (1992) 784-788 colonneAutore: Wulfert Heiko
Giuliano, vescovo di Aeclanum (ca. 385 - ca 450).  
Le fonti della vita e le opere di Julian Aeclanum sono  molto complicate.  
Le sue opere sono da imputare solo le citazioni dagli scritti dei suoi avversari, la presentazione della sua vita nella leggenda Gennadio ariano è in parte deformata (per dettagli vedi sotto). Così anche la sua data di nascita esatta non è nota.  
Era la fine del quarto secolo.  Nato il figlio di meridionali , da vescovo secolo italiano e di sua moglie Juliana  Memorius e sposata a Titia 403, una famiglia controllata del vescovo di Benevento Emilio.  
Paolino di Nola ha scritto una canzone in lode di Giuliano e Titia (Carm. 25). Il padre ha fornito a Giuliano una formazione completa in retorica.  Agostino ha chiesto di dare un contributo alla formazione di Giuliano . Questi, dunque, gli mandò una copia di una porzione del suo trattato sulla musica e chiese una visita .  Per l'incontro con Agostino non è per J. Tuttavia, l'uomo venuto già consacrato un giovane diacono incontrato solo amico Onorato Agostino a Cartagine.  
Già nel  416/17 Giuliano  fu consacrato vescovo di Aeclanum, diocesi a sud-ovest di Benevento. Insieme ad un gruppo di 18 italiani e vescovi siciliani, ha rifiutato di firmaren el  418 la tractoria Epistola di Papa Zosim. Il pelagianesimo  fu condannato. L'intero gruppo fu deposto ed esiliato. 
 Viene fornito con una richiesta di Valerio di Ravenna, la Santa Sede e Rufo di Tessalonica, hanno cercato di raggiungere la convocazione di un concilio generale, che dovrebbero rimetterlo nei loro uffici. I loro sforzi ebbero successo.
Il suo scontro con il suo ex protettore, Agostino, che ha portato alla sua nomina a J. Valerio (418) con il suo trattato "Ad Turbantium" (419) e la sua scrittura ad Florum "ha portato alcun cambiamento per il partito pelagiano  Giuliano  era con alcuni altri 421. 
l' ammissione al vescovo Teodoro di Mopsuestia, che era già noto come critico di oppositori di Pelagio. Nella sua esegesi biblica dove Theodore J. antiocheni e altre molte cose che possono essere letti da pochi frammenti delle sue opere esegetiche. Dopo Theodore  soprattutto il nuovo patriarca di Costantinopoli Nestorio a Papa Celestino di J.. Il papa, tuttavia, era già convinto da Marius Mercator degli  errore dei Pelagiani e perfino raggiunto il loro allontanamento da Costantinopoli. 
 La condanna del pelagianesimo al Concilio di Efeso (431 spinto) ogni ulteriore tentativo di mediazione prima degli  sforzi del  papa Sisto IIIdecretrano il fallimento.
  Dalle fonti disponibili (Fulgenzio: PL 48,296 ss) può essere derivata dalla presunzione che confermare se Giuliano abbia  trascorso qualche tempo ospite dai  semi-Pelagiani nella Gallia meridionale, mentre il Faust di Reji in Lérins visitato prima come insegnante di fronte alla Sicilia 455 morì Giulinao.
 Gli scritti sono dati  soprattutto dai giudizi di molti altri autori come Agostino, Marius Mercator e Beda  sono rimasti sconosciuti . Si pensa che il suo lavoro nei rapporti con Agostino come i suoi primi scritti sono  stati  presi in considerazione successivamente .  Essi comprendono la lettera di Valerio, il trattato "Ad" Turbantium una lettera al Papa Zosimo, che probabilmente seguito da un secondo ", da Marius Mercator come" un nome fidei libello, e la scritta "Ad" Florum. Di una certa importanza anche le opere esegetiche.  Esse comprendono una traduzione latina di Teodoro di Mopsuestia "Expositio in Psalmos," Commenti sul Lavoro e dei profeti Osea, Gioele, Amos, e con qualche citazione dagli scritti di Beda detto "In Canticum" e "De Constantia bono". 
 Tra i materiali di origine difficile vedere Yves-Marie Duval, Julian Aeclanensis Restitutus. La première édition - incompleto - de l'oeuvre de Julien d'Éclane, in: REAug 25 (1979), p. 162-170. J importanza risiede nel fatto che egli era di pelagianesimo dai suoi scritti riferiti ai grandi teologi, la "sistematica".
I suoi avversari, tra i quali soprattutto Agostino, attaccò a causa della loro "al manicheismo", che è stato per anni il fatto che nella sua dottrina del peccato originale, il male in concupiscenza umana, e quindi visto nella sua natura, che per anni, compreso una condanna il matrimonio deve comportare. Per lui, il peccato è una questione di volontà umana. La volontà ha per anni la libertà di lasciare che accada al peccato o di astenersi da essa (admittendi peccati abstinendi et al Peccato possibilitate). Questa libertà della volontà con cui l'uomo è solo l'immagine di Dio, rimane un bene inalienabile e non può essere distorta dal peccato. Il peccato non altera la condizione naturale dell'uomo (status naturae), ma semplicemente la natura di merito davanti a Dio (Meriti Qualitas). Se il peccato è opera della volontà, la dottrina agostiniana del peccato originale di J. è una contraddizione in sé perché, nella natura dell'uomo, di non essere radicata nel suo testamento. J. Augustin è ancora peggiore del manicheo, ma lui fa con il suo insegnamento Dio l'autore del male. Ma Dio è il creatore di una buona natura. Se questo è l'uomo cattivo per natura, egli non sarebbe in grado di redenzione. Coloro che hanno condannato la natura nega per la J. Grace. La sua prima difesa la giustizia di Dio, che contraddice la dottrina del peccato originale nel suo parere. L'opera della grazia di Dio non si vede nelle elezioni e la predestinazione, ma il talento fisico e intellettuale del popolo. In continuazione dell'opera di salvezza di Dio a loro volta sono il dono della legge e la perfetta rivelazione della volontà di Dio in Cristo. Nel battesimo, l'uomo è dato l'incentivo per il meglio. Con l'aiuto della volontà di Dio, può compiere ogni giustizia. Tutti, anche i pagani possono così ottenere attraverso l'uso della sua libera volontà è buona. Nel resoconto della J. sta cercando di collegare le proprie idee con la Scrittura e alla tradizione della chiesa, ma sottolinea anche l'importanza della ragione umana. Agostino stesso ha confermato che il pelagianesimo ha ricevuto solo attraverso un sistema coerente J. dogmatico.

Fonti: Aurelii Augustini opus contra imperfectum Iulianum I-III, a cura di M. Zelzer 1974 (CSEL 85,1), IV-VI, in PL 45, p. 1337-1608; Beda In Cantica Canticorum Allegorica Expositio, in PL 91, S . 1065-1236; Iuliani Aeclanensis Expositio libri Iob. Prophetarum Tractatus Osea Gioele Amos et al. deperditorum Operum Fragmenta, ed M.J. d'Hont / L. de Coninck 1977 (CCh.SL 88), Libellus fidei seu Expositio fidei Catholica, in PL 48, S.509-526; Marii Mercatoris Commonitorium lectori adversum haeresim Pelagii vel etiam et scripta Caelestini Iuliani, ACO 1, 5 p. 11-19; Theodori expositionis Mopsuesteni in Psalmos Iuliano interpretare Aeclanensi in Latinum supersunt versa quae, CCh.CL 88A.
Lit: A.D 'Alès, Julien d'esegeti Eclane, in: RechScRel 6 (1916), p. 311-324: - A.D' Amato, P. Agostino e Il Vescovo pelagiano Giuliano, in: Annuario del R. Linceo-Gimnasio "Pietro Coletta« Di Avelino 1928-1929, Avellino, 1930, p. 54-75; - JHBaxter, Note sul latino di Giuliano di Eclanum, in: ALMA 21 (1951), p. 5-54 - GNBonwetsch, Art "Giuliano" di Aeclanum, in: RE IX, p. 603-606, - Gisbert Bouwman, Il commento di Giuliano di Aeclanum sul profeta Osea, Gioele e Amos, Roma 1958 (AnBib = 9); - idem, il vocabolario di Giuliano di Aeclanum, in: ALMA 27 (1957), p. 141-164, - JMBover, La "Teoria" antioquena definida por Julián de Eclano, in: Este 12 (1933), p. 405-415 - Peter Brown, Sessualità e società nel V secolo dC. Agostino e Giuliano di Eclanum, in: Scritti in onore mar Arnaldo Momigliano (a cura di E. Gabba), Como 1983, p.49-70 (= Biblioteca di Ateneo 1) - Albert Bruckner, Julian von Eclanum. La sua vita ei suoi insegnamenti, Leipzig 1897 (TU = 15.3 a), - dello stesso autore, I Quattro Libri di Giuliano di Aeclanum Turbantius, NSGTK 8, 1910 - TWDavidis, Art "Giuliano", in DChB III, S . 469-472, - Yves-Marie Duval, Julien d'Éclane Rufin et d'Aquilée. Si pélagienne Concile de Rimini à la repressione, in: REAug 24 (1978), p. 243-271 - dello stesso autore, Julian Aeclanensis Restitutus. La première édition, - de l'oeuvre de incompleto-Julien d'Éclane, in: REAug 25 (1979), p. 162-170, - Wenzeslas Eborowicz, Quelques Remarques sur le controindicazioni de Saint Augustin Iulianum, in: Augustinus 12 ( 1967), p. 161-164 - J. Forget, Art "Julien d'Éclane", in DTC VIII2, Sp. 1926-1931 - Alister McGrath, divina giustizia ed equità divina nella controversia tra Agostino e Giuliano di Eclanum, in: DR 101 (1983), S.312-319; - Jülich A., Art "Giuliano", in Pauly-Wissowa, X, p. 19-22; - Kihn H., Theodor von Mopsuestia e Giuliano Africano come esegeti, Freiburg IBR. 1880 - A. Lepka, L'originalité di Répliques de Marius Mercator à Julien d'Éclane, in: RHE 27 (1931), S.572-579; - G. Mercati, Il Nome del dell'Autore Libellus fidei attribuito uno imperfectum Giuliano d'Eclano, in: Opere minori II (STT = 77), Città del Vaticano 1937, p. 244f - Yves de Montcheuil, La polémique de Saint Augustine contre Julien d'Éclane d'après l'Opus, in: RSR 44 (1956), p. 193-218; - G. Morin, Un ouvrage à restitué Julien d'Eclanum, in: Tintura 30 (1913), p. 1-24; - Fernando Perago, Nella Il Valore della Tradizione Polemica S. Giuliano et d'Agostino TRA Eclano, in: Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Napoli 10 (1962f), p. 143-160, - - Georges de Plinval, Julien d'Éclane devant la Bibbia, in : RSR 47 (1959), S.345-366; - Francois respingere, Julien d'Éclane, Théologie et Philosophe, in: RSR 52 (1964), p.42-84.233-247 - Francois-Joseph Thonnard, L ' aristotélisme de Julien d'Éclane et de Saint Augustin, in: REAug 11 (1965), p. 196-304, - A. Vaccari, all'ONU un commento idem Giobbe mar Giuliano Eclana, Roma 1915 -, la Nuova Opera di Giuliano Eclanese , in: CivCat 67 (1916 I), p. 578-593 - idem, Il Salterio Ascoliano Eclanese e Giuliano, in: Bib 4 (1923), p. 337-355 C. Weyman, Analecta XVI. Marius Mercator e Giuliano di Aeclanum, in: Hist. Jahrb 37 (1916), S.77f - idem, Il Hiobkommentar di Giuliano di Aeclanum, in: TR 15 (1916), p. 241-248.
Heiko Wulfert
Literary Supplement:
1981
Nello Cipriani, Echi antiapollonaristici aristotelismo e NELLA Polemica mar Giuliano d'Eclano, in: Augustinianum 21,1981, S. 373-389 -
1988
Mathijs Lamberigts, J. di A. Un motivo per un buon creatore, in: Agustiniana 38,1988, S. 5-25 -
1989
Mathijs Lamberigts, Agostino, di A. J. e E. Pagels 'Adamo, Eva e il serpente in ",: Augustinianum 39,1989, S. 393-435 -
1990
Lamberigts Mathijs, J. D'e. Agostino et d'Hippone. concezioni Deux d'Adamo, in: Augustiniana 40,1990, S. 373-410 -
1991
Robert A. Markus, di Agostino "Confessioni" e la polemica con E. J. di manicheismo rivisitato, in: Augustiniana 41,1991, S. 913-925 -
1992
Lamberigts Mathijs, Agostino e J. di A. in Zosimo, in: Augustiniana 42,1992, S. 311-330 -
1996
Carol Scheppard, la trasmissione del peccato nel seme. Un dibattito tra Agostino d'Ippona e di J. Eclanum, in: Aust 27,1996, S. 97-106; - Lamberigts Mathijs, J. e Agostino sull'origine dell'anima, in: Augustiniana 46,1996, S. 243-260 -
1999
Pang-Ann A. Bianco, Agostino La si contraddice in "Contra duas epistulas Pelagianorum", in: ACPQ 73,1999, S. 407-418 -
2001
Lössl Josef, Giuliano di Aeclanum, Supplementi al Christianae Vigiliae 60, Leiden 2001 - Lamberigts Mathijs Che Agostino manicheo? La valutazione di J. di A., in: Agostino e il manicheismo in Occidente latino. Leiden 2001, p. 113-136; - Josef Lössl, uno slittamento esegesi patristica. chiarezza ebraico e verità storiche in Agostino, Girolamo, e Julian di Aeclanum Teodoro di Mopsuestia, in: Aust 32,2001, S. 157-175; - Josef Lössl, J. di A. s '"Tractatus" di Osea, Iohel, Amos. Alcune note sullo stato attuale della ricerca, in: Augustiniana 51,2001, p. 11-37 -
2002
Mathijs Lamberigts, recenti ricerche in pelagianesimo con particolare enfasi sul ruolo di J. di A., in: Augustiniana 52,2002, S. 175-198 -
2003
Josef Lössl, A. J. di '"esegesi s" razionalista. Albert Bruckner rivisitato, in: Augustiniana 53,2003, p. 77-106, - Raul Villegas Marín, en polemica con Julián de Eclanum. Por Una nueva lectura del "Sillabo de gratia de Prospero de Aquitania, in: Augustinianum 43,2003, S. 81-124; - Dorothea Weber, La literatura Clásica al servicio de la polemica teologica. "Ad Florum", di J. de Eclana, in: Agostino 48,2003, S. 301-308 - Dorothea Weber, "Per ciò che è così mostruoso come quello che il tizio punica dice?" Riflessioni sulla formazione letteraria di J. 's attacchi polemici sulla patria di Agostino, in: Augustinus Afro. Friburgo 2003, pag 75-82; - Mathijs J.G.P. Lamberigts, The J. italiana di A. circa la africano Agostino di Ippona, in: ibidem, p. 83-93 -
2004
Marleen Verschoren, "faccio il male che non voglio." Agostino Romani 7:5-25 e J. durante la seconda controversia pelagiana (418-430), in: Augustiniana 54,2004, S. 223-242; - Matthias Smalbrugge, l'identificazione imposée interdite et avec Dieu. Sur le moralismi de J. d'E., In ibid pp 307-323
2005
Thomas Gerhard Ring OSA (ed.): Aurelio Agostino, scritti contro i Pelagiani IV, 1 Tedesco-latino. Da Julian libri VI. Testo e traduzione. Trasferimento di Rochus Habitzky curato e pubblicato da Thomas Gerhard Ring OSA Würzburg 2005, 711 p.; - Lamberigts Mathijs, Competere cristologia. J. e Agostino su Cristo Gesù, in: Aust 36,2005, S. 159-194 -
2007
Josef Lössl, Agostino, il pelagianesimo, Giuliano di Aeclanum e studiosi moderni, in: ZAC 11,2007, S. 129-150 - Wu Tianyu, Agostino ha perso la battaglia nel dibattito filosofico con J. carnis di E. On 'concupiscenza "e" voluntas ", in: Augustiniana 57,2007, p. 70-30, - Eric Rebillard," dogma popolare. credenza popolare nella controversia tra Agostino e J. di E., in: Aust 38,2007, S. 175-187 -
2008
Mathijs Lamberigts, J. di A. sulle virtù naturali e Roma. 2:14, in: Augustiniana 58,2008, S. 127-140 -
2009
Mathijs Lamberigts, Uso de la Tradicion agustiniano, en la controverso, con J. de Eclana, in: Augustinus 54,2009, S. 409-452; - Antonio V. Nazzaro, J. de E. y la Cristiana Hirpinia, in ibid S . 469-478 - Ders., y J. de la hondonada Ansanto, in: ibidem, p. 479-488, -
2010
Anthony Dupont, Mt 1,21 come argomento a favore di "parvulorum Battisti. Un confronto tra gli scritti di Agostino contro Giuliano di Aeclanum e il suo "Sermones ad populum", in CRST 31,2010, S. 1-22 - Lamberigts Mathijs, l'uso di Agostino di tradizione in polemica con Giuliano di Aeclanum, in: Augustiniana 60,2010, S . 11-61.
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Band III (1992) Spalten 784-788
Autor: Heiko Wulfert

JULIAN, Bischof von Aeclanum (ca. 385- ca. 450). Die Quellenlage zu Leben und Werk Julians von Aeclanum ist denkbar kompliziert. Seine Werke sind nur aus den Zitaten der Schriften seiner Gegner zu erheben, die Darstellung seiner Vita bei Gennadius ist zum Teil legendarisch verformt (näheres s.u.). So ist auch sein genaues Geburtsdatum unbekannt. Er wurde gegen Ende des 4. Jahrhunderts als Sohn des süditalienischen Bischofs Memorius und dessen Frau Juliana geboren und heiratete um 403 Titia, eine Tochter des Bischofs Aemilius von Benevent. Paulinus von Nola verfasste ein Lied zum Preis von Julian und Titia (Carm. 25). Der Vater sorgte für eine gründliche Ausbildung J.s in der Rhetorik und bat selbst Augustin, etwas zur Unterweisung J.s beizutragen. Dieser schickte ihm daraufhin die Abschrift eines Teiles seines Traktates über die Musik und erbat einen Besuch J.s. Zur Begegnung mit Augustin ist es für J. allerdings nicht gekommen, der bereits zum Diakon geweihte junge Mann traf lediglich Augustins Freund Honoratus in Karthago. Schon 416/17 wurde J. zum Bischof von Aeclanum, südwestlich von Benevent, geweiht. Zusammen mit einer Gruppe von 18 italienischen und sizilianischen Bischöfen verweigerte er 418 die Unterschrift unter die Epistola tractoria des Papstes Zosimus, die den Pelagianismus verdammte. Die ganze Gruppe wurde abgesetzt und verbannt. Mit einem Gesuch an Comes Valerius in Ravenna, den Heiligen Stuhl und Rufus von Thessalonich versuchten sie, die Einberufung eines allgemeinen Konzils zu erreichen, das sie wieder in ihre Ämter einsetzen sollte. Ihre Bemühungen blieben erfolglos. Auch seine Auseinandersetzung mit seinem einstigen Gönner Augustin, die J. nach seiner Berufung an Valerius (418) mit seinem Traktat »Ad Turbantium« (419) und seiner Schrift »Ad Florum« führte, brachte keine Wendung für die pealgianische Partei. J. fand mit einigen anderen 421 Aufnahme bei Bischof Theodor von Mopsuestia, der bereits als Kritiker der Gegner des Pelagius bekannt war. In seiner biblischen Exegese verdankt J. Theodor und anderen Antiochenern sehr viel, was sich an den wenigen Fragmenten seiner exegetischen Werke ablesen läßt. Nach Theodor setzte sich besonders der neue Patriarch Nestorius von Konstantinopel für J. bei Papst Coelestin ein. Der Papst war allerdings schon durch Marius Mercator vom Irrtum der Pelagianern überzeugt und erreichte sogar ihre Ausweisung aus Konstantinopel. Die Verurteilung des Pelagianismus auf dem Konzil von Ephesus (431) schob allen weiteren Vermittlungsversuchen einen Riegel vor und auch J.s Bemühungen bei den Päpsten Sixtus III. und Leo I. scheiterten. Aus den erhaltenen Quellen (Fulgentius: PL 48,296ff) läßt sich die Vermutung ableiten, wenn auch nciht bestätigen, daß J. einige Zeit bei den Semipelagianer in Südgallien verbrachte und dabei Faustus von Reji in Lérins besuchte, bevor er als Lehrer in Sizilien vor 455 starb. - J.s Schriften sind vor allem durch die zahlreichen Zitate anderer Autoren wie Augustin, Marius Mercator und Beda Venerabilis bekannt geblieben. Dabei dürften seine Werke in der Auseinandersetzung mit Augustin als seine ältesten Schriften angesehen werden. Zu ihnen gehören der Brief an Valerius, der Traktat »Ad Turbantium«, ein Brief an Papst Zosimus, dem wahrscheinlich noch ein zweiter, von Marius Mercator als »libellus fidei« bezeichneter, folgte, und die Schrift »Ad Florum«. Von einiger Bedeutung dürften auch J.s exegetische Werke gewesen sein. Zu ihnen gehören eine lateinische Übersetzung von Theodors von Mopsuestia »Expositio in psalmos«, Kommentare zu Hiob und zu den Propheten Hosea, Joel und Amos, sowie die von Beda mit wenigen Zitaten genannten Schriften »In canticum« und »De bono constantiae«. Zu der schwierigen Quellenlage s. Yves-Marie Duval, Iulianus Aeclanensis restitutus. La première édition - incomplete - de l'Œuvre de Julien d'Éclane, in: REAug 25 (1979), S. 162-170. J.s große Bedeutung liegt darin, daß er durch seine Schriften zu dem großen Theologen, dem »Systematiker« des Pelagianismus wurde. Seine Gegner, unter ihnen besonders Augustin, griff er wegen ihres »Manichäismus« an, der für J. darin bestand, daß er in seiner Erbsündenlehre das Böse in der menschlichen Concupiscentia und damit in seiner Natur sah, was für J. unter anderem eine Verdammung der Ehe nach sich ziehen mußte. Für ihn ist die Sünde eine Sache des menschlichen Willens. Der Wille besitzt für J. die Freiheit, die Sünde geschehen zu lassen oder aber sich von ihr zu enthalten (admittendi peccati et abstinendi a peccato possibilitate). Diese Freiheit des Willens, durch die der Mensch erst Gottes Ebenbild ist, bleibt ein unverlierbares Gut und kann auch durch die Sünde nicht entstellt werden. Die Sünde verändert nicht die natürliche Beschaffenheit des Menschen (naturae status), sondern lediglich die Beschaffenheit seines Verdienstes vor Gott (meriti qualitas). Wenn aber die Sünde ein Werk des Willens ist, ist Augustins Erbsündenlehre für J. ein Widerspruch in sich, da sie in der Natur des Menschen, nicht aber in seinem Willen verwurzelt sein soll. Augustin ist für J. noch schlimmer als die Manichäer, macht er doch mit seiner Lehre Gott zum Urheber des Bösen. Gott aber ist der Schöpfer einer guten Natur. Wäre der Mensch nämlich von Natur aus böse, so wäre er nicht der Erlösung fähig. Wer die Natur verdammt, leugnet für J. auch die Gnade. Er verteidigt zuerst die Gerechtigkeit Gottes, der die Erbsündenlehre seiner Meinung nach widerstreitet. Das Werk der Gnade Gottes ist nicht in der Erwählung und Vorherbestimmung, sondern in der körperlichen und geistigen Begabung des Menschen zu erblicken. Im Fortgang des Heilswerkes Gottes stehen nacheinander die Gabe des Gesetzes und die vollkommene Offenbarung des Gotteswillens in Christus. In der Taufe wird dem Menschen der Anreiz zum Guten geschenkt. Mit der Hilfe des göttlichen Heilswillens kann er alle Gerechtigkeit erfüllen. Jeder, auch der Heide, kann so durch den Gebrauch seines freien Willens das Gute erlangen. In seiner Darstellung ist J. um die Verknüpfung seiner Gedanken mit der Schrift und der Tradition der Kirche bemüht, betont aber auch die hohe Bedeutung der menschlichen Vernunft. Augustin selbst bestätigt, daß der Pelagianismus erst durch J. ein zusammenhängendes dogmatisches System erhalten hat.

Quellen: Aurelii Augustini contra Iulianum opus imperfectum I-III, ed. M. Zelzer 1974 (CSEL 85,1), IV-VI in PL 45, S. 1337-1608; Bedae In cantica canticorum allegorica expositio, in PL 91, S. 1065-1236; Iuliani Aeclanensis expositio libri Iob. Tractatus prophetarum Osee Ioel et Amos. Operum deperditorum fragmenta, ed. M.J. d'Hont / L. de Coninck 1977 (CCh.SL 88); Libellus fidei seu expositio fidei catholicae, in PL 48, S.509-526; Marii Mercatoris commonitorium lectori adversum haeresim Pelagii et Caelestini vel etiam scripta Iuliani, ACO 1,5 S. 11-19; Theodori Mopsuesteni expositionis in psalmos Iuliano Aeclanensi interprete in latinum versae quae supersunt, CCh.CL 88A.

Lit.: A.d'Alès, Julien d'Eclane, exégète, in: RechScRel 6 (1916), S. 311-324: - A.d'Amato, S.Agostino e il vescovo pelagiano Giuliano, in: Annuario del R. Linceo-Gimnasio »Pietro Coletta« di Avelino 1928-1929, Avellino 1930, S. 54-75; - J.H.Baxter, Notes on the Latin of Julian of Eclanum, in: ALMA 21 (1951), S. 5-54; - G.N.Bonwetsch, Art. »Julian von Aeclanum«, in: RE IX, S. 603-606; - Gisbert Bouwman, Des Julian von Aeclanum Kommentar zu den Propheten Osee, Joel und Amos, Rom 1958 (=AnBib 9); - ders., Zum Wortschatz des Julian von Aeclanum, in: ALMA 27 (1957), S. 141-164; - J.M.Bover, La »Teoría« antioquena definida por Julián de Eclano, in: EstE 12 (1933), S. 405-415; - Peter Brown, Sexuality and society in the fifth century AD. Augustine and Julian of Eclanum, in: Scritti in onore di Arnaldo Momigliano (E. Gabba hg.), Como 1983, S.49-70 (=Biblioteca di Athenaeum 1); - Albert Bruckner, Julian von Eclanum. Sein Leben und seine Lehre, Leipzig 1897 (=TU 15,3a); - ders., Die vier Bücher Julians von Aeclanum an Turbantius, NSGTK 8, 1910; - T.W.Davidis, Art. »Julianus«, in: DChB III, S. 469-472; - Yves-Marie Duval, Julien d'Éclane et Rufin d'Aquilée. Du Concile de Rimini à la répression pélagienne, in: REAug 24 (1978), S.243-271; - ders., Iulianus Aeclanensis restitutus. La première édition; - incomplete-de l'Œuvre de Julien d'Éclane, in: REAug 25 (1979), S. 162-170; - Wenzeslas Eborowicz, Quelques remarques sur le Contra Iulianum de saint Augustin, in: Augustinus 12 (1967), S. 161-164; - J.Forget, Art. »Julien d'Éclane«, in: DTC VIII2, Sp. 1926-1931; - Alister McGrath, Divine justice and divine equity in the controversy between Augustinus and Julian of Eclanum, in: DR 101 (1983), S.312-319; - A.Jülicher, Art. »Julianus«, in: Pauly-Wissowa X, S. 19-22; - H.Kihn, Theodor von Mopsuestia und Julianus Africanus als Exegeten, Freiburg iBr. 1880; - A.Lepka, L'Originalité des répliques de Marius Mercator à Julien d'Éclane, in: RHE 27 (1931), S.572-579; - G.Mercati, Il nome dell'Autore del Libellus fidei attribuito a Giuliano d'Eclano, in: Opere minori II (=StT 77), Città del Vaticano 1937, S. 244f; - Yves de Montcheuil, La polémique de saint Augustine contre Julien d'Éclane d'après l'Opus imperfectum, in: RSR 44 (1956), S. 193-218; - G.Morin, Un ouvrage restitué à Julien d'Eclanum, in: RBén 30 (1913), S. 1-24; - Fernando Perago, Il valore della tradizione nella polemica tra S. Agostino et Giuliano d'Eclano, in: Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Napoli 10 (1962f), S. 143-160; - - Georges de Plinval, Julien d'Éclane devant la Bible, in: RSR 47 (1959), S.345-366; - Francois Refoulé, Julien d'Éclane, Théologien et Philosophe, in: RSR 52 (1964), S.42-84.233-247; - Francois-Joseph Thonnard, L'aristotélisme de Julien d'Éclane et de Saint Augustin, in: REAug 11 (1965), S. 196-304; - A.Vaccari, Un commento a Giobbe di Giuliano Eclana, Rom 1915; - ders., Nuova opera di Giuliano Eclanese, in: CivCat 67 (1916,I), S. 578-593; - ders., Il Salterio Ascoliano e Giuliano Eclanese, in: Bib 4 (1923), S. 337-355 C.Weyman, Analecta XVI. Marius Mercator und Julianus von Äclanum, in: Hist. Jahrb. 37 (1916), S.77f; - ders., Der Hiobkommentar des Julianus von Aeclanum, in: TR 15 (1916), S. 241-248.

Heiko Wulfert

Literaturergänzung:

1981

Nello Cipriani, Echi antiapollonaristici e aristotelismo nella polemica di Giuliano d'Eclano, in: Augustinianum 21.1981, S. 373-389; -

1988

Mathijs Lamberigts, J. of A. A plea for a good creator, in: Agustiniana 38.1988, S. 5-25; -

1989

Mathijs Lamberigts, Augustine, J. of A. and E. Pagels' "Adam, Eve, and the serpent", in: Augustinianum 39.1989, S. 393-435; -

1990

Mathijs Lamberigts, J. d'É. et Augustin d'Hippone. Deux conceptions d'Adam, in: Augustiniana 40.1990, S. 373-410;-

1991

Robert A. Markus, Augustine's "Confessions" and the controversy with J. of E. Manichaeism revisited, in: Augustiniana 41.1991, S. 913-925;-

1992

Mathijs Lamberigts, Augustine and J. of A. on Zosimus, in: Augustiniana 42.1992, S. 311-330; -

1996

Carol Scheppard, The transmission of sin in the seed. A debate between Augustine of Hippo and J. of Eclanum, in: AuSt 27.1996, S. 97-106; - Mathijs Lamberigts, J. and Augustine on the origin of the soul, in: Augustiniana 46.1996, S. 243-260; -

1999

Ann A. Pang-White, Does Augustine contradict himself in "Contra duas epistulas Pelagianorum"?, in: ACPQ 73.1999, S. 407-418; -

2001

Josef Lössl, Julian von Aeclanum, Supplements to the Vigiliae Christianae 60, Leiden 2001; - Mathijs Lamberigts, Was Augustine a manichaean? The assessment of J. of A., in: Augustine and manichaeism in the Latin West. Leiden 2001, S. 113-136; - Josef Lößl, A shift in patristic exegesis. Hebrew clarity and historical verity in Augustine, Jerome, Julian of Aeclanum and Theodore of Mopsuestia, in: AuSt 32.2001, S. 157-175; - Josef Lößl, J. of A.'s "Tractatus" in Osee, Iohel, Amos. Some notes on the current state of research, in: Augustiniana 51.2001, S. 11-37;-

2002

Mathijs Lamberigts, Recent research into Pelagianism with particular emphasis on the role of J. of A., in: Augustiniana 52.2002, S. 175-198;-

2003

Josef Lößl, J. of A.'s "rationalist" exegesis. Albert Bruckner revisited, in: Augustiniana 53.2003, S. 77-106;- Raúl Villegas Marín, En polémica con Julián de Eclanum. Por una nueva lectura del "Syllabus de gratia" de Próspero de Aquitania, in: Augustinianum 43.2003, S. 81-124; - Dorothea Weber, La literatura clásica al servicio de la polémica teológica. "Ad Florum", de J. de Eclana, in: Augustinus 48.2003, S. 301-308; - Dorothea Weber, "For what is so monstrous as what the Punic fellow says?" Reflections on the literary background of J.'s polemical attacks on Augustine's homeland, in: Augustinus Afer. Fribourg 2003, S. 75-82;- Mathijs J.G.P. Lamberigts, The Italian J. of A. about the African Augustine of Hippo, in: ebd. S. 83-93; -

2004

Marleen Verschoren, "I do the evil that I do not will". Augustine and J. on Romans 7:5-25 during the second Pelagian controversy (418-430), in: Augustiniana 54.2004, S. 223-242;- Matthias Smalbrugge, L'identification interdite et imposée avec Dieu. Sur le moralisme de J. d'E., in: ebd. S. 307-323

2005

Thomas Gerhard Ring OSA (Ed.): Aurelius Augustinus, Schriften gegen die Pelagianer IV,1. Lateinisch-deutsch. Gegen Julian VI Bücher. Text und Übersetzung. Übertragen von Rochus Habitzky, bearbeitet und herausgegeben von Thomas Gerhard Ring OSA Würzburg 2005, 711 S.; - Mathijs Lamberigts, Competing christologies. J. and Augustine on Jesus Christ, in: AuSt 36.2005, S. 159-194;-

2007

Josef Lößl, Augustine, "Pelagianism", Julian of Aeclanum and modern scholarship, in: ZAC 11.2007, S. 129-150; - Tianyue Wu, Did Augustine lose the philosophical battle in the debate with J. of E. on "concupiscentia carnis" and "voluntas"?, in: Augustiniana 57.2007, S. 7-30; - Éric Rebillard, "Dogma populare". Popular belief in the controversy between Augustine and J. of E., in: AuSt 38.2007, S. 175-187; -

2008

Mathijs Lamberigts, J. of A. on natural virtues and Rom. 2:14, in: Augustiniana 58.2008, S. 127-140; -

2009

Mathijs Lamberigts, Uso agustiniano de la tradición, en la controversia con J. de Eclana, in: Augustinus 54.2009, S. 409-452;- Antonio V. Nazzaro, J. de E. y la Hirpinia cristiana, in: ebd. S. 469-478;- Ders., J. y la hondonada de Ansanto, in: ebd. S. 479-488; -

2010

Anthony Dupont, Mt. 1,21 as argument in favour of "Baptismus parvulorum". A comparison between Augustine's writings against Julian of Aeclanum and his "Sermones ad populum", in: CrSt 31.2010, S. 1-22; - Mathijs Lamberigts, Augustine's use of tradition in the controversy with Julian of Aeclanum, in: Augustiniana 60.2010, S. 11-61.

Letzte Änderung: 03.09.2010

venerdì 24 settembre 2010

Congresso internazionale “Giuliano d’Eclano”, ecco il programma

 Si conclude il congresso internazionale : Giuliano di Eclano, con un buon esito, soddisfazione è stata riconosciuta dalla platea , dai relatori e dai convegnisti.

A presto sarà pubblicato un vasto resoconto.


                                                    Brindisi di auguri finale.....

                                              Il Sindaco Ins. Vincenzo Sirignano taglia la torta...
                                                                       "Arrivedeci a Mirabella...."

                               I convegnisti in visita alla Chiesa parrocchiale di Mirabella Eclano

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Congresso su Giuliano di Eclano


Mirabella Eclano, 23-25 settembre 2010

Congresso internazionale promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Moscati di Avellino (Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale), l’Istituto Patristico “Augustinianum” di Roma, in collaborazione con la Diocesi di Avellino, Chiesa Santa Maria Maggiore di Mirabella Eclano,  Comune di Mirabella Eclano, Museo Arte Sacra di Mirabella Eclano, Associazione “Pro Loco LA FENICE” di Mirabella Eclano.
L’Irpinia cristiana dopo la condanna del vescovo  Giuliano di Eclano (a. 419)


 
Giuliano Vescovo di Eclano


Giovedi
9.00-9.30 Saluti delle Autorità
9.30 Prof. Antonio Nazzaro (Univ. di Napoli “Federico II”), Prolusione: dal Convegno su Giuliano (Mirabella Eclano 4-6 giugno 2003 ) al Convegno sul dopo-la condanna di Giuliano (Mirabella Eclano 23-25 settembre, 2010)
10.00 Prof. Michaela Zelzer (Vienna), La reazione dell’episcopato italiano alla “Lettera tractoria” di papa Zosimo
10.30 Prof. Angelo Di Berardino (Augustinianum), La condanna di Giuliano: l’incidenza ecclesiale e civile di una condanna ecclesiastica nel tardoantico
11.00 Prof. Saverio Festa (Università Salerno – ISSR Moscati) Agostino e la theologia civilis
11.15 Pausa caffè
11.30 Prof. Gennaro Luongo (Univ. di Napoli Federico II), La figura di San Marciano nell’agiografia irpina: documentazione e  profilo
12.00 Prof. Valentino D’Ambrosio, (Direttore Museo Arte Sacra di Mirabella Eclano) La Chiesa di S. Maria di Aquaputida: tracce storiche e monumentali
12.30 Prof. Gennaro Passaro Testimonianze cristiane dell’Irpinia dal IV al VI secolo(ISSR Moscati)
16.00 Dott. Mauro Giancaspro (Direttore Biblioteca Nazionale di Napoli): Conservazione e restauro dell’Exultet dell’Ecclesia Aeclanensis
16.30 Prof. Rocco Ronzani (Augustinianum), L’Exultet dell’Ecclesia Aeclanensis: elementi paleografici e liturgici
17.30 Prof. Eva Valenzi (Univ. della Tuscia), L’Exultet della Ecclesia Aeclanensis: analisi iconografica
18.00 Comunicazioni (Prof. ISSR Moscati - Avellino)
21.00 Momenti musicali

Venerdi
9.00 Prof. Marcello Marin (Univ. di Foggia), La formazione retorica di Giuliano
9.30 Prof. Vittorino Grossi (Augustinianum), La presenza di Giuliano di Eclano nelle ‘Responsiones’ di Prospero
10.00 Prof. Mathjis Lamberigts (Univ. di Lovanio), L'attitude d'Ephèse, pape Sixte et Leo le Grand concernant Julien
10.30 Prof. Franco Gori (Univ. di Urbino), La presenza di Giuliano nel ‘Praedestinatus’ di Arnobio il Giovane
11.00 Pausa caffè
11.30 Dr. Bengt Alexanderson (Goteborg) Da Giuliano a noi: come arrivare ai suoi testi
12.30 Dr. Antonio Grappone (Pontificio Consiglio della Cultura), Un Armeno a Frigento: Gregorio VII (Libro VII, Ep. 28, anno 1080)
15.30 Visita alla Città di Aeclanum
21.00 Momenti musicali

Sabato
ore 9.00 Prof. Marcello Marin (Univ. di Foggia), Conclusioni
10.30 Visita al Museo di Arte Sacra

Segreteria organizzativa:
Per richieste di partecipazione con alloggio, rivolgersi al Prof. Valentino D’Ambrosio (direttore Museo Arte Sacra Mirabella Eclano) Tel cell. 338 8805504; email: vadam@libero.it

Come raggiungere Mirabella Eclano
-Autostrade: A16 NA-BA (da Napoli uscita Benevento – da Bari uscita Grottaminarda): da Benevento uscita raccordo A16 Castel del Lago; A3 Salerno-Reggio Calabria (da Salerno raccordo autostradale Avellino S.S.90);
-Ferrovie: Napoli stazione centrale – Benevento stazione centrale
-Pullman: Autolinee pubbliche Napoli – Vallino – Mirabella - Grottaminarda
-Aereoporti: Capodichino (Napoli)

 

Congresso internazionale “Giuliano d’Eclano”, ecco il programma

 Il convegno internazionale "Giuliano di Eclano si è svolto nella città di Mirabella Eclano, un nutrito programma ha scandagliato la complessa personalità dell'uomo, del sacerdote e del vescovo della diocesi eclanese, di fine acume ed intelligenza, ma schierato dalla parte perdente, pagandone con l'esilio le sue posizione che furono ritenute inconciliabili con il magistero della Chiesa.


Resta il rammarico che non è stato sufficientemente  pubblicizzato dagli organizzatori, privando le comunità e gli studiosi viciniori della possibilità di partecipare.
Auguro di poter leggere gli atti del convegno.
Si pubblica il programma dal sito del Comune di Mirabella con il link del programma.

Congresso internazionale “Giuliano d’Eclano”, ecco il programma

exultet
Prenderà il via domani, giovedì 23 settembre, la seconda edizione del Congresso Internazionale "L'Hirpinia Christiana e Giuliano d'Eclano".  La tre giorni di studi è stata promossa dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose “G. Moscati” di Avellino, dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, dall’Istituto Patristico “Augustinianum” di Roma, in collaborazione con la Diocesi di Avellino, la Parrocchia “S.M. Maggiore” di Mirabella Eclano, il Comune di Mirabella Eclano, il Museo Arte Sacra di Mirabella Eclano e l’Associazione “Pro Loco La Fenice” di Mirabella Eclano
Ecco il programma:

sabato 1 maggio 2010

Giuliano di Eclano... schede biografiche



LETTURE...
Giuliano di Eclano
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Giuliano di Eclano (385 circa – 455 circa) è stato teologo ed eretico.
Indice]
1 Biografia
2 Opere
3 La polemica con Agostino
4 Il libero arbitrio
5 Il peccato originale
6 Il battesimo
7 La grazia
8 La concezione agostiniana del male
9 Conclusioni
10 Voci correlate
Biografia 

Figlio di Memorio, vescovo di Aeclanum (oggi Mirabella Eclano, in provincia di Avellino), e di Tizia, figlia di Emilio, vescovo di Benevento. Non è certo che sia nato a Eclano: altri lo ritengono nato in Puglia, nell’odierna Ceglie Messapica. Diacono nel 408, ebbe estesa cultura e intelligenza brillante, tanto che Agostino, che lo descrive scrittore elegante ed esperto di dialettica, volle ospitarlo a Cartagine. Nominato vescovo di Eclano da papa Innocenzo I verso il 411, generosamente donò tutti i suoi beni agli abitanti caduti in miseria dopo l’invasione della Campania da parte dei Vandali.
Scomunicato e deposto dalla carica vescovile nel 418 da papa Zosimo per la sua adesione al pelagianesimo, insieme ad altri diciassette vescovi fu costretto all’esilio in Oriente ospitato, fra gli altri, da Teodoro, vescovo di Mopsuestia in Cilicia e da Nestorio, patriarca di Costantinopoli. Qui continuò a difendere le sue opinioni, affermandosi come il più influente esponente del pelagianesimo. Non si conosce il luogo della sua morte, avvenuta in Oriente o in Sicilia, verso il 455.
Opere [modifica]

In difesa delle dottrine pelagiane scrisse due lettere a papa Zosimo e due, nell’esilio, a Rufo, vescovo di Tessalonica e a Roma. In polemica contro sant'Agostino, scrisse i Libri quattuor ad Turbatium, i Libri octo ad Florum, indirizzati al vescovo pelagiano Floro, esule a Costantinopoli, che l’aveva esortato a scrivere contro il De nuptiis et concupiscientia di Agostino, e il De bono constantiae (Patr. Lat. 91, 1072), ai quali Agostino rispose con il Contra Iulianum in sei libri (Patr. Lat. 44, 461) e con il cosiddetto, perché incompiuto, Opus imperfectum (Patr. Lat. 45, 1049). Gli vengono attribuiti anche il Commentarius in Psalmos e il Commentarius in prophetas minores tres, Osee, Joel et Amos, che è del resto attribuito anche a Rufino d'Aquileia.
La polemica con Agostino [modifica]

Le frasi di Giuliano, tratte dal suo Ad Florum, sono riportate nell'Opus imperfectum di Agostino.
Per Agostino, con il peccato di Adamo, istigato dal diavolo, tutti gli uomini sono divenuti peccatori: il peccato originale si trasmette attraverso la generazione; Giuliano replica che: "se il peccato originale si contrae attraverso la generazione……. (Op. imp. I, 61)… rischi di condannare il matrimonio e di dire opera del diavolo l'uomo che nasce da quello... non esiste matrimonio senza rapporti sessuali. Tu dici che quanti nascono da un rapporto sessuale appartengono al diavolo: senza dubbio dichiari che il matrimonio appartiene al diritto del demonio" (I, 62).
"Tu, evidentemente, senza esitazione definisci diabolica la natura. Perché, se è nella natura o viene dalla natura ciò per cui l'uomo è posseduto dal diavolo, è irrefutabilmente del diavolo ciò per cui il diavolo ha potuto rivendicare a sé l'immagine di Dio. Anzi non è nemmeno immagine di Dio una natura che è per nascita nel regno del diavolo. (I, 63) Tu scrivi nel tuo libro (De nuptiis et con.) che quanti nascono dal matrimonio contraggono il peccato originale, e di essi, quali che siano i genitori da cui nascono, non neghiamo che siano ancora sotto il diavolo, se non rinascono nel Cristo e, liberati per la sua grazia dal potere delle tenebre, sono trasferiti nel regno di Colui che non volle nascere dalla medesima unione dei due sessi...Ti sei sforzato di far credere così esecrabili i rapporti sessuali da voler far intendere che il Cristo… per condannare il congiungimento dei sessi, abbia voluto nascere da madre vergine. Che cosa dunque ha potuto mai dirsi da chiunque di più improprio e di più impudente di questo? (I, 64).
Il libero arbitrio [modifica]

Dunque la concupiscenza, il desiderio sessuale, non è cattiva in sé, perché è nella natura umana creata da Dio; se fosse sorta solo dopo il peccato di Adamo, istigato dal diavolo, sarebbe una creazione diabolica e dunque il diavolo avrebbe stravolto la natura umana, sarebbe lui il creatore dell’attuale natura umana, come insegnano i manichei; in realtà, secondo Giuliano, i risultati della concupiscenza sono buoni o cattivi secondo l’uso che si è fatto di questa, secondo dunque la libera volontà umana, secondo il libero arbitrio:
"Questa è la grandissima differenza che c'è sempre stata tra i manichei e i cattolici…: noi attribuiamo il peccato alla volontà cattiva, i manichei invece alla natura cattiva. (I, 24) Nel tuo libro Le due anime …dici::…il peccato è la volontà di commettere o di continuare ciò che la giustizia proibisce e da cui è libero di non farei…se l’uomo non è libero, non si può nemmeno dire che ci sia volontà (I, 44). La volontà è dunque il motore dell'animo che ha in suo diritto o di andare a sinistra per azioni deplorevoli o a destra per azioni eccelse. (I, 46)
Questa volontà dunque che sceglie alternativamente ha nel libero arbitrio l'origine della sua possibilità, ma riceve da sé l'esistenza dello stesso agire…esiste dunque il peccato; perché, se non esistesse, nemmeno tu andresti dietro agli errori. Ma il peccato non è altro che la volontà deviante dal sentiero sul quale si deve mantenere e dal quale è libero non deflettere…(I, 47)
Il peccato originale [modifica]

Il peccato originale non esiste, perché i bambini non possono essere peccatori:
"...dì chiaramente la ragione per cui corri dietro all'esistenza del peccato naturale…se non c'è nessun peccato senza la volontà, se non c'è nessuna volontà dove non c'è libertà, se non c'è libertà dove non c'è l’uso della ragione, per quale mostruosità si troverebbe il peccato nei bambini che non hanno l'uso di ragione? Perciò né facoltà di scelta, né quindi volontà, né, poste queste premesse irrefutabili, alcun peccato di sorta. Tu dici: I bambini non sono oppressi da nessun peccato proprio, ma sono oppressi da un peccato altrui… sospettiamo che tu abbia tirato fuori queste affermazioni in odio a qualcuno…Presso quale giudice un delitto di altri prese a gravare su una innocenza pura ? Chi è stato quel nemico barbarico, così crudele, così truce, così dimentico di Dio e della equità, da condannare gli innocenti come fossero colpevoli ?... È Dio, tu dici, quello stesso che dimostra il suo amore verso di noi, quello stesso che ci ha amati e non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi; lui stesso giudica così e lui stesso è il persecutore dei neonatii, lui stesso consegna ai fuochi eterni per la loro cattiva volontà i bambini che egli sa non aver potuto avere né volontà buona né volontà cattiva…" (I, 48)
Il battesimo [modifica]

Questo non significa che il battesimo sia inutile:
"...noi riconosciamo tanto l'utilità della grazia battesimale a tutte le età da colpire con anatema eterno tutti coloro che non la reputano necessaria anche ai bambini. Ma noi crediamo sovrabbondante di doni spirituali questa grazia, la quale… provvede da sola a tutte le specie di bisogni e a tutte le diversità di condizioni degli uomini… Ma questa grazia che lava le macchie dell'iniquità non avversa la giustizia, né fa i peccati ma ce ne purga; questa grazia che assolve i rei non calunnia gli innocenti. Il Cristo infatti, che è redentore della sua creatura, accumula con larghezza continua i benefici attorno alla sua immagine e gli uomini che creandoli aveva fatto buoni li fa migliori rinnovandoli e adottandoli. Merita quindi l'esecrazione di tutti i buoni chi crede di dover negare ad alcuni questa grazia per la quale si dà il perdono ai rei, l'illuminazione spirituale, l'adozione a figli di Dio, la cittadinanza della Gerusalemme celeste, la santificazione, la promozione a membra del Cristo e ai mortali il possesso del Regno dei cieli" (I, 53)
"Non c'è peccato nell'uomo, se non c'è volontà personale: in questo consente con me senza esitazione tutto il genere umano, se ha una goccia appena di sapienza. Ora, tu concedi che nei bambini non c'è stato niente di volontà personale: non io, ma la ragione conclude che dunque non c’è peccato in loro. La ragione per cui si portano alla Chiesa non è assolutamente che siano infamati… ma si portano perché lodino Dio come autore e dei beni naturali e dei doni spirituali. (I, 60) La libertà dell'arbitrio, con la quale l'uomo è stato emancipato da Dio, consiste nella possibilità di commettere il peccato e di astenersi dal peccato" (I, 78)
"L'uomo infatti fu creato animale ragionevole, mortale, capace di virtù e di vizio, in grado per possibilità concessagli o di osservare i comandamenti di Dio o di trasgredirli; in grado di rispettare il diritto della società umana per il magistero della natura, libero di fare volontariamente l'una o l'altra scelta: e in questo sta essenzialmente il peccato e la giustizia. (I, 79) È buona dunque la possibilità e del bene e del male, perché poter fare il bene è l'atrio della virtù e poter fare il male è testimonianza di libertà" (I, 81)
"Tu dici: Noi non neghiamo il libero arbitrio, ma se il Figlio vi farà liberi, dice la Verità, sarete liberi davvero (Giov..8, 36) È manifesto che in quel luogo il Cristo rivolgeva le sue parole ad una coscienza schiava, che denunziava non libera, ma esposta a quella giustizia che condanna i peccati commessi con libera volontà. La quale sentenza, intendendola male o forse non intendendola dentro di te e tirandola qua contro la ripugnanza della sua natura, l'hai messa in un punto dove con tutto il suo senso letterale discorda dai tuoi ragionamenti. Accoppiando infatti le stesse parole: Ciò che si libera è schiavo, ciò che è schiavo non è libero, ciò che è libero non è schiavo" (I, 84)
La grazia 

Dunque, secondo Giuliano, Agostino rende vano il battesimo se nei cristiani battezzati continua a sussistere il male che viene da loro stessi trasmesso ai loro discendenti. Ma per Agostino il male si sconfigge solo con la grazia, dono di Dio non dato secondo i meriti eventuali di ciascuno ma gratuitamente e a pochi, per sua decisione imperscrutabile; chi ottiene la grazia si salva, chi non ha la grazia divina sarà dannato indipendentemente dalla sua volontà di perseguire il bene. Dice Giuliano:
"...la grazia del Signore Gesù Cristo non è stata data così da provvedere per singoli peccati, quasi per singole ferite, anche singoli rimedi d'indulgenza, e da offrire venia ai vari peccati con diversi battesimi. Essa invece, per il potere della sua efficacissima medicina, che si applica ai crimini, ossia alle opere della volontà cattiva, soccorre così universalmente da cancellare le diverse specie di reati con la forza di una sola consacrazione. (II, 108)
Al che risponde Agostino:"Questo è l'occulto e orrendo veleno della vostra eresia: voi volete che la grazia del Cristo stia nel suo esempio e non nel suo dono, dicendo che gli uomini diventano giusti per l'imitazione di lui e non per la somministrazione da parte di lui dello Spirito Santo che li induca ad imitarlo e che egli ha diffuso nel modo più ricco sopra i suoi. E aggiungete: dopo tuttavia l'incarnazione del Cristo, evidentemente per gli antichi, che dite essere stati giusti senza la sua grazia, poiché non ebbero il suo esempio... se dunque la giustizia viene dall'imitazione dei giusti, il Cristo è morto invano, perché anche prima di lui ci furono giusti da poter essere imitati da coloro che avessero voluto essere giusti." (II, 146).
La concezione agostiniana del male [modifica]

Dice il professor Piero Bellini (Incontro del 9 maggio 2003 su Le radici culturali e religiose dell’identità europea): “l’antropologia pessimistica di Agostino nasce dalla preoccupazione che riconoscere all’uomo una sua autonomia possa in qualche misura nuocere alla costitutività dell’intermediazione divina: Agostino, nella prima fase della sua polemica a proposito della libertà dell’uomo, si trova a rispondere alla domanda: unde malum?, da dove proviene il male?, che è poi il tema centrale della teodicea.
I manichei, secondo una tradizione che risale a Marcione e, per certi aspetti, a Montano, credono nella compresenza di due principi: il principio del bene, che tende ad affrancare l’uomo da una soggezione in cui lo ha posto un Dio creatore malvagio, e il principio del male.
Diversamente Agostino, per mantenere l’unicità di Dio, evitando di contrapporre un Dio creatore ad un Dio salvatore, ritiene che il male della terra non dipenda dalla creazione di Dio, ma dalla risposta che l’uomo ha dato a Dio rispetto al dono della libertà che Dio gli ha concesso: la libertà dell’uomo introduce il male nel mondo; l’uomo, in altre parole, ha fatto un cattivo uso della sua libertà, determinando l’ingresso del male nel mondo. È la tesi del libero arbitrio: d’un libero arbitrio speso male.
Tale tesi comporta una reazione di tipo protoliberale da parte di Pelagio. Quest’ultimo dice che se l’uomo è capace di peccato e merita la sua punizione, l’uomo deve essere anche capace di virtù e deve meritare il suo premio se si conduce rettamente. Alla visione di Agostino, Pelagio aggiunge qualcosa di più, parlando di una quaedam naturalis sanctitas dell’uomo. L’uomo è capace di peccato, ma è anche capace di virtù.
Agostino si preoccupa di questo, perché, se si accetta che l’uomo possa salvarsi attraverso gli strumenti della sua naturalità (per sua tantum naturalia), allora viene meno la necessità dell’intermediazione ecclesiastica e ancor prima la necessità dell’intermediazione cristica: che senso ha il sacrificio del Golgota se l’uomo ha la possibilità, con i suoi strumenti naturali, di realizzare il proprio destino escatologico?
Agostino allora abbandona la posizione del libero arbitrio e diventa il dottore della grazia. Tutto è dovuto alla grazia: è il dono della grazia di Dio che rende gli uomini capaci di meritare. L’uomo non può meritare la grazia, perché la grazia è condizione del merito, quindi essa è gratis data. Quest’ultima è una proposizione che ricorre di frequente in Agostino. Dio sceglie i suoi e rifiuta gli altri. Si pongono così le basi del predestinazionismo: è una visione marcatamente negativa dell’antropologia umana, che diventa ottimistica quando si tratta dell’elezione di quelli che sono da Dio, secondo il suo insondabile giudizio, predestinati alla salvezza. Di fronte a chi gli oppone che in questo modo Dio tratterebbe gli uomini come figli e figliastri, Agostino non ha esitazione a dire che gli uomini sono “figli dell’ira di Dio”, per cui non ci si deve lamentare se Dio punisce la maggioranza degli uomini, piuttosto ci si deve rallegrare del fatto che alcuni almeno fra essi siano salvati.”
Conclusioni 

In quel V secolo, il confronto fra agostiniani e pelagiani fu uno scontro drammatico fra due filosofie, due teologie, due etiche, due concezioni della Chiesa, in definitiva due culture che combattevano per la loro sopravvivenza: quella che fosse uscita sconfitta sarebbe stata destinata a scomparire.
E a essere sconfitta non poteva essere che la cultura cristiana, che in questo è anche laica, del primato della razionalità, dell’umanità, del libero arbitrio: perché nella gravissima crisi economica del tempo, nella fuga degli schiavi dalla terra, nell’asservimento di chi rimaneva perché non aveva speranza nemmeno nella fuga, compresi i piccoli proprietari, i piccoli artigiani e commercianti, nella costante falsificazione della moneta operata dai governi imperiali, nelle scorrerie di “barbari” che uccidevano e rubavano e devastavano i beni dei possidenti, questi ultimi, i colti, i pochi in grado di scrivere, leggere e comprendere i problemi “alti” di ogni tempo dell’umanità, quei pochi che davano e danno la loro impronta alla storia umana, non trovavano nelle vicende del loro tempo alcun motivo di ottimismo, alcuna razionalità, alcun umanesimo e, primi rappresentanti di una società servile, non potevano essere favorevoli alla libertà di tutti gli uomini, anche “soltanto” della libertà della volontà, del libero arbitrio nel conseguimento della propria salvezza spirituale.
Meglio l’incerta sicurezza di una grazia proveniente dall’alto, per quanto riservata a pochi – ed essi erano infatti pochi, rispetto alla massa incolta e misera - che la fatica di una salvezza da guadagnare ogni giorno con i propri mezzi spirituali e che non può essere servita da altri uomini; meglio la rassicurante tradizione del pensiero, cristallizzato in dogma e dunque dato una volta per tutte, dei boni et sancti viri del glorioso passato del cristianesimo, così puntigliosamente e frequentemente citati da Agostino; meglio una Città di Dio, dove i beni, quali che siano, sono eternamente al sicuro.